Fitoterapia
FITOTERAPIA – ERBE DELLA SALUTE
Che cosa è un’erbaccia?
“Una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù” scriveva il filosofo Ralph Emerson.
E in effetti le scoperte nel mondo vegetale sulle proprietà delle piante e sulla loro potenzialità terapeutiche sono all'ordine del giorno e quella che fino a ieri poteva essere considerata solo un’erbaccia oggi può essere valorizzata per qualche proprietà curativa.
CHE COS’È LA FITOTERAPIA?
Un po’ di storia…
Parlare delle “erbe officinali” è un po’ raccontare la storia del mondo: infatti fin dalla più remota antichità l’uomo ha utilizzato le piante per curarsi, sfruttandone, grazie all’intuito e all’esperienza, le proprietà benefiche.
Nelle più grandi civiltà del passato, poi, si ritrovano le tracce di consistenti tradizioni dove l’utilizzo terapeutico delle piante è parte integrante e fondamentale di un patrimonio di saggezza e di conoscenze che spesso sorprende per la sua vastità e profondità. Basti pensare a mondi esotici e lontani come quello cinese, oppure alla civiltà indo-europea e a quella greco-romana e poi, più vicino a noi, quella medievale, con le tradizioni alchemiche e spagiriche (la spagirica è una scienza intesa come arte di comporre e decomporre le sostanze) e con le figure paradigmatiche di Paracelso – grande filosofo e medico vissuto nella prima metà del 1500 – e di Santa Ildegarda di Bingen -mistica benedettina vissuta nell’XI secolo.
In ognuna di queste realtà la fitoterapia, pur con differenze significative di tipo culturale e geografico, ha occupato una posizione essenziale nelle pratiche curative, che generalmente evocano una visione “olistica”, cioè unitaria e armonica, dell’uomo e del suo rapporto con il mondo che lo circonda. Non si dimentichi inoltre che le grandi civiltà del passato si sono sviluppate ed emancipate con l’introduzione dei cereali, isolati nei secoli da piante selvatiche: i greci con l’orzo, i romani con il farro, i cinesi con il miglio prima e il riso poi, i maya con il mais.
Per cogliere, in sintesi, il posto e il valore occupato dalla fitoterapia nell’antichità valga un aforisma di Asclepio di Tessaglia (uno dei più grandi saggi della medicina di 3000 anni fa): “prima la parola, poi la pianta, per ultimo il bisturi”!
Così si stabilisce, in un’ottica di approccio alla salute ispirata a parametri di saggezza e buon senso, il posto delle piante officinali nella medicina moderna e si definiscono l’intensità e la rischiosità del singolo metodo terapeutico, dal più delicato al più pesante.
Oggi, secondo dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’85% della popolazione mondiale si cura con rimedi tradizionali (prodotti di origine vegetale).
FITOTERAPIA E MEDICINA
La medicina erboristica attuale si è emancipata dall’antica erboristeria popolare ed è diventata una disciplina scientifica; la parola “fitoterapia” fu coniata dal medico francese Henri Leclerc che tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’’800 produsse numerosi lavori sull’impiego delle piante medicinali, iniziando così il moderno approccio sistemico da parte della scienza medica alle piante officinali.
Successivamente, si è cominciato a sviluppare lo studio dei principi attivi puri delle piante medicinali, spesso riscontrando la sorprendente capacità, da parte della saggezza popolare o degli erbari stilati nei conventi medioevali, di intuire le proprietà benefiche di numerose piante e di pervenire a importanti conoscenze di botanica medica. Basti pensare che proprio da una pianta ha preso il via la moderna terapia con prodotti chimici di sintesi: dal salice, nel 1853, il chimico tedesco Gerardht estrasse i principi, li modificò e sintetizzò uno dei farmaci più usati per le malattie da raffreddamento e i dolori. Ma come era arrivato quel chimico a studiare il salice? Semplice: le proprietà curative di questa pianta erano note fin dall’antichità.
Oggi la fitoterapia si distingue rispetto alla medicina farmacologica per il suo spiccato valore preventivo e riabilitativo in molti problemi di salute, aspetto universalmente riconosciuto. I fitoterapici leggeri sono in tal senso utili per mantenerci in buona salute con un trattamento prolungato; ad esempio, il biancospino si rivela ottimo per contrastare le cardiopatie degenerative. D’altra parte va ricordato, contrariamente a un’opinione spesso diffusa, che i preparati vegetali non necessariamente sono innocui, da prendersi con superficialità e noncuranza. Anche i fitoterapici cosiddetti “leggeri” possono avere effetti collaterali se assunti in dosi massicce e a lungo, per cui è opportuno ricordare, anche in questo caso, quanto è valido per la farmacoterapia in generale: solo la conoscenza corretta e l’orientamento fornito da figure professionalmente preparate come i farmacisti permettono l’eliminazione dei rischi e la valorizzazione dei risultati.
FITOTERAPIA E MEDICINA OMEOPATICA
La fitoterapia non va assimilata all’omeopatia, anche se spesso i due approcci possono essere confusi tra loro.
Infatti, l’impiego dei farmaci in una prospettiva omeopatica è fondamentalmente diverso da quello fitoterapico. L’omeopatia utilizzata sostanze che provengono non solo dal regno vegetale, ma anche dal regno animale e minerale; le sostanze sono diluite e dinamizzate in modo tale che la loro attività si esplichi non per l'azione dei costituenti chimici, ma per fenomeni fisici o energetici.
La diagnosi eseguita dal medico è fondamentale in quanto le malattie vengono curate con criteri opposti a quelli della medicina ufficiale: in omeopatia, per esempio, l’insonnia viene curata con il caffè ad appropriate diluizioni.
La fitoterapia, invece, ha come obiettivo il trattamento dei sintomi; può essere usata con successo da chiunque in qualunque momento per diversi disturbi, e, nel caso di patologie croniche o acute, può affiancarsi alla medicina tradizionale.
CHE COSA SI USA IN FITOTERAPIA
Che cos’è il fitocomplesso?
Per “fitocomplesso” si intende l’insieme di tutte le sostanze presenti nella droga, alcune delle quali sono dotate di evidenti proprietà medicamentose e altre meno. Sono comunque tutte indispensabili per garantire la completezza dell’azione terapeutica tipica della pianta. La droga è quella parte della pianta utilizzata come medicamento, dalla quale si estrae il fitocomplesso. Per esempio, del tarassaco si mangia la parte aerea (le foglie) in insalata, mentre la parte che viene usata per la sua azione depurativa, da cui si estrae il fitocomplesso, è la radice.
Che cosa sono i principi attivi?
Per “principi attivi” si intendono le sostanze contenute nella pianta, chimicamente ben definite, dotate di un’azione specifica .Si può estrarre dalla pianta un determinato principio attivo (come può essere la digitalina e tutti i glucosidi attivi sul cuore estratti dalla digitale) e utilizzarlo come farmaco dotato di una propria autonomia e specificità: siamo allora nel mondo vero e proprio del farmaco. Tutto ciò indica come il mondo vegetale abbia una ricchezza e un’intensità di proprietà e sostanze tali da richiedere un avvicinamento che deve essere sempre all’insegna della conoscenza, della cautela e del controllo da parte di persone esperte; a maggior ragione quando i suoi principi attivi sono assunti nelle forme più essenziali e concentrate.
FITOTERAPICI “LEGGERI” E “PESANTI”
Occorre distinguere tra fitoterapici ad azione mite o “leggeri”(come la camomilla, la valeriana, la melissa, il biancospino) e fitoterapici ad azione forte o “pesanti” (come la belladonna, la digitale, l’oppio o la morfina) comprendendo nel mezzo fitoterapici “intermedi” (come l’iperico e il mughetto).
I fitoterapici leggeri dimostrano che con i medicamenti vegetali siamo di fronte, in molti casi, a un vasto complesso di sostanze attive, che producono il loro effetto agendo sinergicamente.
I principi attivi nel fitocomplesso.
Tutte le piante medicinali e aromatiche contengono uno o più principi attivi :
– alcaloidi: sono, dal punto di vista farmacologico, le sostanze più attive tra quelle presenti in natura. La loro attività si esplica anche a bassissime dosi e, a volte, sono anche tossici; sono composti organici utili per preparare molti importanti farmaci;
– sostanze amare: comprendono vari tipi di composti accomunati da un gusto amaro utile a stimolare l’appetito;
– enzimi: sono catalizzatori organici presenti in tutte le piante, essenziali per le funzioni biochimiche che avvengono nel nostro organismo;
– oli essenziali: costituiscono una componente importante di molte piante; sono appunto sostanze aromatiche pochissimo solubili in acqua;
– glucosidi: sono sostanze attaccabili da enzimi che possono dar luogo a zuccheri e a una sostanza ad attività terapeutica, che pu�� essere anche tossica, detta “aglicone”;
– mucillagine: è un polisaccaride che si rigonfia nell’acqua, trasformandosi in soluzioni colloidali con proprietà emollienti, adatte, ad esempio, per lenire le irritazioni della pelle;
– gomme: sono sempre polisaccaridi ma, a differenza delle mucillagini, con l’acqua formano una soluzione adesiva;
– saponine: sono glucosidi emulsionanti, con attività antinfiammatoria, cicatrizzante, antiedemigena;
– tannini: sono composti dotati di azione astringente;
– vitamine e sali minerali: sono componenti necessarie per le funzioni metaboliche delle piante.
LE FORME DI SOMMINISTRAZIONE DEI PRODOTTI FITOTERAPICI
Quanto detto finora evidenza una sostanziale continuità tra l’uso quotidiano che facciamo delle piante, per trarne nutrimento e beneficio, e le loro proprietà da impiegare per migliorare la nostra salute e favorire il nostro benessere.
Infatti è facile individuare i vari modi in cui assumiamo abitualmente il patrimonio di ricchezze delle piante, ad esempio semplicemente consumando ogni giorno frutta e verdura.
Da qui si arriva via via alle forme più complesse di preparazione ed estrazione delle proprietà delle piante: si parte da forme di preparazione estemporanee che rientrano nell’ambito domestico (infusi e decotti) per arrivare a preparazioni più complesse di competenza del farmacista (estratti) e a prodotti che richiedono procedimenti particolari propri dell’industria farmaceutica.
FITOTERAPIA IN CUCINA
Le erbe aromatiche, gli ortaggi e i frutti impiegati abitualmente in cucina e nell’alimentazione possiedono proprietà terapeutiche, a volte anche molto spiccate: basti pensare all’azione cicatrizzante a livello gastrico del succo di patata che si è rivelata utilissima nel trattamento dell’ulcera, all’azione antidiarroica delle bacche di mirtillo, alle rilevanti proprietà antisettiche del timo o alle virtù digestive dei semi di finocchio.
Viceversa, piante considerate di esclusivo uso fitoterapico, se consumate con regolarità nell’alimentazione (ad esempio cospargendone i cibi o utilizzandole come condimento) possono apportare reali benefici in numerose affezioni. Senza contare che possono essere utilizzate in ricette e preparazioni gustosissime, come la zuppa di ortiche o l’insalata di borragine o la marmellata di bacche di sambuco o la salsa di rosa canina
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